Soldi, soldi ... per solidarietà
Di Roby Noris
Anche il 2000 chiude bene per Caritas Ticino, che ridimensiona la sua gestione finanziaria a causa della forte riduzione dei programmi occupazionali per il reinserimento dei disoccupati. Di che rallegrarsi perché significa che la disoccupazione è diminuita davvero e quindi è più che giusto un ridimensionamento di questa attività; rimane il dubbio però che forse si sarebbe potuto usare ancora tutto quel bagaglio di infrastruttura e di conoscenze acquisite in questi anni per sostenere meglio quello zoccolo duro di esclusi che, anche in una ripresa economica indubbia, esistono e potrebbero dare ancora il loro contributo alla collettività se trovassero strutture adeguate per un reinserimento professionale. Ed è ciò che comunque stiamo già facendo con il Programma di inserimento professionale, anche se in misura più contenuta di quanto vorremmo e potremmo fare.
Ebbene una Caritas Ticino che sa ridimensionare il suo budget annuo passato da 9’800’000 Fr. nel 1999 ai 5’300’000 Fr. del 2000; la differenza sta soprattutto nei salari ai disoccupati e in certe attività come l’orticoltura che sono state ridotte drasticamente.
Doveroso
spendere una parola di ringraziamento per la nostra équipe che è riuscita
a trasformare tutto il nostro sistema di attività produttive per i disoccupati
adeguandolo al nuovo quadro senza conseguenze gravi sia dal punto di vista
finanziario sia dal punto di vista della perdita delle conoscenze e dell’infrastruttura
che si è sviluppata in dodici anni di impegno sul fronte della lotta alla
disoccupazione. Credo che questa capacità di riutilizzare le risorse adeguandole
alle nuove sfide sia la vera forza di Caritas Ticino, che ha la sua solidità
proprio nelle risorse umane e non in una ricchezza piovuta gratis da chissà
dove. Una organizzazione che ha saputo chiudere anni fa il grosso settore
dell’assistenza ai rifugiati quando abbiamo ritenuto di aver esaurito il nostro
ruolo in quella attività che altri stavano portando avanti egregiamente, e
che oggi sta dando una svolta altrettanto decisiva al settore della lotta
alla disoccupazione concentrando la sua attenzione sulla fascia dei più “poveri
ed emarginati” investemdo molti soldi ed energie. La vocazione di Caritas
Ticino è in fondo proprio quella di scovare le forme più sottili di esclusione
nel nostro contesto sociale e di proporre strade che siano indicative per
soluzioni a lungo termine: per dieci anni abbiamo fatto questo con una fascia
in espansione di disoccupati “difficili” utilizzando una legge federale che
disponeva di mezzi finanziari importanti, oggi continuiamo a farlo con una
fascia di persone più “nascoste” e in una situazione ancora più difficile
di prima. Non si tratta solo di ridare un lavoro a chi non ce l’ha ma di ridare
soprattutto dignità alle persone che hanno maggiori difficoltà. Da noi nessuno
muore di fame e il minimo vitale è garantito a tutti, ma per dare dignità
ai nostri poveri si devono investire risorse gigantesche in progetti, strutture,
informazione e promozione: ecco come abbiamo utilizzato 5’000’000 di franchi
nel 2000. Per solidarietà.